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TESTIMONIANZE

…… Figure tracciate con una pennellata sciolta di lirici accenti, dalle quali traspare, a seconda dei momenti, la gioia, il dolore o una profonda malinconia come le due donne squallidamente sole di Attesa. Freschi racconti di cronaca di tutti i giorni che la Ferrigato, con estrema acutezza, sa rendere vivi e attuali.

La Stampa, giugno 1971- Augusto Minucci



La sua è una pittura penetrante che sta nel passato e nel presente; realtà e fantasia si fondono in un impasto virile ed intenso di colori. Vivi Ferrigato è artista completa. Essa cerca nell’intimo la capacità e la validità di esprimere se stessa.
Non la volontà di ricordare i classici o forme-mode del passato, non infantile incapacità o ingannevole astuzia di cerebrali esperienze moderne, ma una viva e sincera personalità, che fa apprezzare i sempre meditati e tormentati quadri, anche se espressi con apparente facilità. La Vivi Ferrigato si è accostata alla pittura per sincero amore dell’arte.
Dopo varie esperienze, è stata una ricercatrice, ha frequentato e frequenta con assiduità l’ambiente artistico, formandosi così pure una forte cultura.
La sua è una pittura figurativa, che prende impressioni e personaggi della vita. Non è però descrittiva o narrativa bensì interpretativa.
Infatti la Ferrigato, osserva ed ama indugiare o, meglio, penetrare “interni” sia di ambienti, sia di personaggi (espressi con rara maestria), tratti dal vivo.
La sua pittura ha un che di tristezza, ma non decadente-sentimentalaggine.
E’ una pittrice sincera, preparata e veramente valida.

Vitalità, settembre 1973 - Piero Rachetto



A Vivi Ferrigato interessa vivere la vita sua e degli altri. I colori sostituiscono le parole; mente, mano e pennelli sono tesi nella ricerca di uno sprazzo di poesia. Gli interessa il racconto, il canto, a rischio della retorica. Chi sono i padri di questa pittrice? Quali le radici da cui derivano le sue figure ed i suoi sfondi mai vuoti ma crepitanti di segni e di simboli? Forse non se l’è mai chiesto neppure Lei. Vivi Ferrigato sapeva e sa che doveva dire, esprimersi parlare con i personaggi della sua memoria, ricordare interpretare il senso della vita. Si impara da tutti. Ci sono figure che ricordano Rosai e personaggi che dicono di Mencio. Ma è così importante una precisa paternità? Persino paesaggi come Piemonte e Sardegna s’intersecano, si sposano con gli stessi colori e costumi diversi, ma nel fremito per le cose e le persone, della stessa anima. Forse un ricordo ancestrale degli antichi legami fra l’isola e il Piemonte arroccato sotto le montagne, certo lo stesso amore nel crepitio dei colori nel gusto di vivere. Una pittura senza pentimenti e senza rimorsi, piena di trasalimenti anche ambigui, anche misteriosi.
Una pittura palpitante con tutti i pericoli che portano con se i sentimenti che si inseguono senza tregua, i colori che si fondono uno con l’altro che hanno come necessità di essere tutti folgorati, ma questa è la personalità e questo è il carattere di Vivi Ferrigato.
Catalogo mostra personale,1980 - Davide Lajolo



Biellese d’origine , Vivi Ferrigato ha iniziato l’attività artistica nel ’58, facendosi subito notare per l’accesa tavolozza. La sua pittura sembra debba esser intesa tuttavia soprattutto come racconto.
Se più immediate e felici possono apparire opere come Girasoli e qualche ben intonato paesaggio, le inclinazioni più vive della Ferrigato vanno cercate però anche nell’ingenuità del Ristorante a Treviso, di Moda tra le quinte e della recente Discoteca: deserta di gente, questa, ma evidentemente composta sui timbrici valori degli elementi cromatici.
La Stampa, giugno1981 - Angelo Dragone



….. Una pittura che cresce e si sviluppa giorno per giorno in una appassionata ricerca, attenta ad una risoluzione delle immagini che conduce a quella vera dignità di linguaggio artistico che è anche, almeno un pò, superamento delle proprie impressioni, degli stimoli, positivi o negativi, personali. Per questo “bisogno di arte”, Vivi si è avvicinata alla pittura ancora giovanissima e vi si è dedicata con caparbietà serietà e passione sino a maturare una pittura fresca, viva, spontanea, non “inventata” come esercizio estetico di “scuole”, ma come autentica esperienza di vita.

….. Se lei stessa si definisce “spontanea”, non bisogna dimenticare che è una spontaneità fatta, parzialmente, ma anche in larga misura di una forte tensione drammatica, di scelta culturale, di indispensabile strumento per esprimersi.

Catalogo mostra personale, Torino, 1982 - Franco Caresio



…… Vivi vive, mi si scusi il gioco di parole , “simbionte” con i gatti, le tele, le bambole ed i suoi oggetti(sia nobili che umili) dei quali non può fare a meno come stimolo intimo per dipingere i suoi quadri. Un ramo appassito di corbezzolo, di cisto, di terebinto o di mirto sono lo spunto per rappresentare una selvaggia macchia mediterranea od una assoluta e deserta spiaggia della Sardegna così amata. I suoi gatti sono motivo di dialogo (un po’ stregonesco per me che li odio), così come le bambole di porcellana finemente acconciate di trine e merletti, o i vasi di Chlorophytum e i girasoli, le ortensie e perfino i rami secchi sul mobile lassù sono gli ispiratori e i protagonisti prepotenti dell’arte di Vivi.
Testimonianze, novembre 1987 - Francesco Tabusso



Dispendio a piene mani di amori e umori nella pittura di Vivi Ferrigato, impulsi e meditazioni, realtà di oggi e ricordi. E tutto attraverso una cromia esaltante e “rumorosa”, fragore di armonie che si esaltano e si quietano a coinvolgere i soggetti cercati nella memoria o visti nel quotidiano. Classificare la pennellata di Vivi non è facile, anche in questo caso il movimento soggiace al tempo dell’operare, espressionismo e impressionismo si fondono e si urtano, ma i risultati posseggono attrazioni non indifferenti.
Una libertà interpretativa spinge la pittrice a dialogare con se stessa e con i suoi soggetti senza costrizioni enigmatiche, come dicesse “questo è da vedere poi pensate e dopo riguardate” anche se non vi sono alchimie visive bensì soltanto la sostanza di un oggetto, di un paesaggio, di un animale.
Animale in quanto lo vuole la catalogazione ma si tratta sempre di gatti, i due gatti amici dell’artista che posano senza saperlo, modelli di intimità, di felicità e sornioneria.

Corriere di Torino e della Provincia, aprile 1988 - Vittorio Bottino



…… Vivi Ferrigato, ricompare con gli intensi stacchi della sua tavolozza animata dalle sciabolate di luce che penetrano, un paesaggio sempre folto di piante e cespugli: perché non c’è essenza legnosa di cui Vivi non faccia ogni volta una selvaggia macchia boschiva, mentre i Malvoni prepotentemente s’accampano, alti, sul cielo, come i girasoli che, ricchi di materia, eppur teneri nei gialli lembi dei folti capolini, la pittrice sembra prendere come proprio emblema esistenziale.

La Stampa, aprile 1988 - Angelo Dragone



“I colori della fantasia” è il titolo, anzi, l’omaggio che questa pittrice figurativa, dalla suadente tavolozza, dedica alla possibilità delle variazioni dello spirito. Sarebbe stato per lei presuntuoso parlare di “colori della natura”, giacché questi sono captabili solo a livello di suggestione soggettiva. Il colore della Ferrigato ha però il sapore di una ricerca che porge parzialmente un informale caldo e prepotente, nel contempo ricco di una indubbia poeticità. La massa, poi, delle pennellate distribuite con rapida istintualità, si trasforma in figure, paesaggi, fiori. Soprattutto “rumori vitali” che si vorrebbero afferrare. Come si sa, però, il Colore inganna come l’Eco. È anch’esso un simbolo.

La Repubblica, ottobre 1990 - Paolo Levi



Vivi Ferrigato ha un talento pittorico istintivo e robusto, una voglia di dipingere che è come quella di mangiare: ed è lei stessa a dire che talvolta vorrebbe mangiarsi un paesaggio, bersi un bel cielo. Nata a Biella e vissuta a Torino, senza studi accademici, ha sempre amato e sognato la pittura.

La Stampa –Torinosette, novembre 1990 - Beppi Zancan



…… La sua poesia scaturisce dal piccolo mondo delle cose schiette, dai valori di una semplicità che guarda alle origini e vuole assaporare una genuinità troppo spesso dimenticata e svilita.
Sono gli elementi della quotidianità, i frammenti dell’esistenza quelli che vengono messi in primo piano con afflato poetico. Vivi ha dentro di sé un profondo e sincero amore, uno slancio totale per la vita delle piccole cose, e filtra con partecipazione emozionale volti, figure, elementi di paesaggio naturale attraverso gli occhi ingenui del fanciullo che, entusiasta e pieno di fiducia, si affaccia alle soglie dell’esistenza. Così riesce a costruire una galleria di volti, e momenti capace di comunicare ai lettori, vivaci impressioni, e da vita ad un mondo sospeso a mezza strada tra sogno e realtà, reso nella sua immediatezza con un cromiamo giocato su toni brillanti e accesi.

Corriere di Torino e Provincia - Tiziana Conti



Una pittura inscritta nella tradizione figurativa, ma che sottolinea una spontaneità carica di forza drammatica nella gioia del colore: è questo il mondo di Vivi Ferrigato, autrice che ho il piacere di presentare in occasione di questa sua ultima personale.
Da anni la Regione Piemonte si fa interprete della creatività di quei piemontesi titolari di un comprovato diritto di cittadinanza nel mondo dell’arte: è il caso di Vivi Ferrigato, che si avvicina ancora giovanissima alla pittura, dedicandovi si con serietà e passione, facendosi portatrice di quegli slanci che hanno da sempre contraddistinto la sua vena artistica e che traggono origine da una forza per lei primaria: quella della necessità per l’arte. Ed è proprio la necessità che la porta a nuove soluzioni e confronti come nel caso degli arazzi, composti da assemblaggi di materiali diversi che ripropongono, in modo differente, il tema della mai sopita ricerca vitale.
E nel segno della continua ricerca vuole essere il tributo della Regione a quanti continuano attraverso il loro apporto l’opera di accrescimento del patrimonio artistico e di una rinnovata sensibilità culturale del Piemonte veicolo di promozione e valorizzazione del territorio e della sua gente.

Catalogo, mostra personale Torino aprile 2001 - Enzo Ghigo



…… Il senso profondo della pittura di Vivi Ferrigato risiede nell’essenza di una ricerca in cui materia e colore, rappresentazione e sospensione psicologica, si identificano con un intenso naturalismo.

…… Una narrazione che emerge dal silenzio dello studio e, ha scritto Francesco Tabusso, “capire Vivi Ferrigato “artista” significa visitare la sua casa-studio…. La prima impressione è… quasi sgomento per l’accostamento, apparentemente casuale, delle cose più diverse: dalla collezione di bambole antiche e bellissime, alle piante e fiori di cui sempre si circonda, dai libri disordinati ai quadri (tanti quadri) accatastati, fino ai suoi “gattacci” amati e viziati, imperanti e spadroneggianti. Poi, si intuisce che tutto questo vive ed è vitalizzato in una sua completa simbiosi”.

…… Si tratta in ogni caso, di una esperienza che ha fatto dire ad Augusto Minucci di avvertire un’atmosfera dalla quale “traspare, a seconda dei momenti, la gioia, il dolore o una profonda malinconia….”. E, suggerisce ancora Davide Lajolo, “a Vivi interessa vivere e la vita sua e degli altri. I colori sostituiscono le parole…. e i pennelli sono tesi nella ricerca di uno sprazzo di poesia…”

…. L’artista ha unito con fantasia creatività, con una controllata visione d’insieme, le varie parti che costituiscono ogni singolo arazzo raggiungendo una piacevole resa nel gioco delle tessere, delle stoffe, degli assemblaggi. E questi “assemblaggi” sono sicuramente la novità della vicenda della Ferrigato, sono l’altra faccia di un personaggio che ha attraversato le stagioni della sperimentazione, delle video-installazioni e dei materiali di recupero utilizzati per realizzare opere, con sicurezza, con spontaneità, con inusitata energia. “La lealtà e la generosità della sua vita si trasfondono in tutti i suoi quadri che vivono nel colore…”

…. Una pittura che svaria dai cieli tempestosi ai rami che si proiettano nello spazio, da spiagge solitarie al reiterarsi delle onde del mare, da atmosfere tormentate alla successione delle immagini che emergono dagli scritti della Ferrigato: “L’Arte – fascino della pittura. Trovata! Quel che cercavo è lei …. Mi fa soffrire. È così da sempre: dall’infanzia all’adolescenza era un passare il tempo estraniandomi da tutti… Poi ho scoperto il colore, la materia , la tavolozza, i pennelli.
E dal colore il fascino incontaminato di una tela o di un foglio di carta, dove un segno apre inusitati approdi conoscitivi e il colore segna un tempo di emozioni e di accenti luminosi.
Catalogo mostra personale ,Torino 2001 - Angelo Mistrangelo